Questo post potrebbe essere un inno all’epica e all’eroismo di chi disputa l’aquaticrunner.
Oppure potrebbe essere semplice egocentrismo.
Ma non sarà nulla di tutto questo.
Quando leggo di imprese sportive compiute dagli amatori, da sportivo amatore comprendo i toni spesso sensazionalistici tipo “realizzato il nuovo record del mondo” o “armageddon oggi!”.
Ma come pare sia assodato, siamo tutti diversi e ci sarà sempre qualcuno che non capirà una acca di quanto scrivamo.
Tendenzialmente poi ci riempirà di insulti.
E poi niente è più relativo di una impresa sportiva.
Aver completato una corsa di 21km per alcuni è l’obiettivo della vita, per altri è una banalissima sessione di allenamento.
Peggio, lo stesso valore cambia nel tempo.
Quando feci i miei primi 21km ero distrutto e felice. Ora sono solo distrutto. Peerchè non sono felice? Perchè è una distanza che copro spesso e quindi è diventata una abitudine.
E’ qui vi parlo dell’Aquaticrunner.
Una gara in cui si parte da Grado e si arriva a Lignano attraversando mari e spiaggia.
Si corre e si nuota per 32 km.
Chi l’ha fatta sa che è dura, chi non l’ha fatta probabilmente non si rende conto del tipo di attività.
Ma non cerco l’approvazione, ne’ chiedo di farmi sentire un eroe. Mi limiterò a dire che l’ho conclusa e che la rifarei.
In questo post vorrei parlarvi di una storia, anzi di mille storie. Dove mille è una iperbole e dove le storie sono solo anticipate. Se fossi uno scrittore potrei anche farne un libro, ma ho troppo rispetto dell’arte di scrivere.
E siccome si parla di storie, ogni riferimento a cose e persone qui è vero.
Vedete, ogni gara è un intreccio di storie.
- C’è il suo ideatore, che lavora un anno prima per ogni edizione, lotta contro la burocrazia, ma alla fine supera ogni difficoltà totalizzando la settimana della gara 5 ore di sonno in 5 giorni.
- C’è il veterano che ha corso 5 edizioni e che si misura anno dopo anno contro se stesso e gli anni. Vincendo almeno nella propria categoria.
- C’è il campione del mondo che pur essendosi ritirato dal professionismo dimostra a tutti che è ancora pronto a graffiare.
- C’è il gruppo di amici che fa parte della stessa squadra e si allenano insieme. Quando è il momento della gara, individuale, loro cosa fanno, corrono e lasciano indietro il compagno che è in giornata no? Giammai! Lo aspettano.
- C’è la ragazza che corre pur essendo indisposta (eh si, si vedeva), ma non si tira indietro e arriva al traguardo.
- C’è il banditore che carica tutti a molla e lo fa per il primo arrivato e per l’ultimo con lo stesso entusiasmo.
- C’è il padre di famiglia che incastra la gara con altri mille impegni sfidando un ambiente familiare che lo ama ma che è pronto a condannarlo.
- E poi c’è quel corridore che ha disputato le prime edizioni, poi è stato chiamato in cielo e pur non essendoci fisicamente, c’è con lo spirito grazie alla memoria degli amici e dei compagni di squadra.
Ecco perchè ogni gara non è solo competizione, lotta e sacrificio.
E’ anche un momento straordinario in cui si può ammirare il meglio e il peggio di tutti noi, perchè vedete, specialmente nelle gare di resistenza, la fatica ci toglie tutte le convenzioni, tutte le sovrastrutture psicologiche e alla fine ci lascia solo la nostra essenza.
E’ per questo che vi consiglio di arrivare al limite almeno una volta nella vita. Imparerete tantissimo su di voi