Con largo anticipo rispetto agli anni passati, ho fatto il primo bagno del 2016.
Non sono andato alle Maldive o in altre aree esotiche.
La cornice però era ugualmente da sogno: l’italianissima spiaggia del Poetto a Cagliari.
Praticamente tutta a mia disposizione.
L’acqua, battuta da un bel maestrale era incredibilmente celeste e pulita.
Ma anche fredda.
L’occasione era troppo ghiotta: un allenamento fissato dal coach Matteo Torre che parlava chiaro: primo combo swimrun. 2500 metri di corsa + 500 metri a nuoto.
Per 4 volte.
Del resto le gare di aquaticrunner si avvicinano.
Quella di Engadina, con acqua prevista a 12 gradi, è a luglio e sarà impegnativa.
Trovandomi in Sardegna ho pensato di fare sul serio e così dopo aver messo in valigia la mia muta Amphibia della Huub (si tratta di un modello specificatamente pensato per lo swimrun quindi si usa per nuotare ma anche per correre) ho deciso di testarla.
La prima uscita di swimRun mi ha visto con la muta della Huub, le scarpe della Columbia, delle calze della wonderful socks, una cuffia usata per la mia prima esperienza nel triathlon e i miei occhialetti flex predator.
Daniela, che mi ha accompagnato in questa avventura, è una nuotatrice che non si ferma mai neanche in inverno, mi ha prestato un cappuccio e i guanti. Pensavo di non usarli.
Ma l’acqua era oggettivamente fredda.
Impressioni
La muta ha fatto ottimamente il suo lavoro in acqua.
L’apertura frontale, accompagnata anche dall’apertura posteriore permettono di arieggiare il busto mentre si corre.
Solitamente le mute da Swimrun si tagliano, per questa volta ho preferito non farlo.
Devo però sperimentare con qualche corsa aggiuntiva la praticabilità durante la corsa. Nel primo utilizzo ho visto una leggerissima abrasione sulla coscia destra.
Le scarpe hanno fatto egregiamente il loro lavoro per le quali non sono state progettate.
La tomaia leggera lascia defluire l’acqua.
La suola, grazie alle sue cavità non si appesantisce.
Penso proprio che saranno battezzate scarpe da swimrun.
Non credo che sarà necessario forarle come viene suggerito da qualche produttore nordeuropeo.
Le calze erano della wonderful socks. Ho evitato le calze da running che si impregnano troppo d’acqua e ho optato per queste calze da corsa e cisclismo realizzate in tessuto tecnico.
Ho corso sulla sabbia con scarpe bagnate per complessivamente 9 km e queste calze non hanno fatto letteralmente una piega.
Ora resta da continuare a provarle ma la direzione è quella giusta.
Occhialetti ok. I predator sono una garanzia in piscina e in acqua. Essendo occhiali, la superficie è piuttosto ristretta e non c’è il rischio che potessero darmi fastidio con il cappuccio.
Il cappuccio non mi ha convinto. Ottimo da usare in acqua perchè isola le orecchie (l’acqua fredda alla lunga potrebbe dare fastidio) ma è assolutamente impraticabile durante la corsa (toglierselo fa perdere tempo).
Tenerlo al collo è fattibile ma fastidioso perchè stringe la gola e durante la corsa non è proprio il massimo.
Sicuramente lo rimpiazzerò con una cuffia più specifica (quella con il sottogola) sperando che le proprietà di isolamento termico siano ugualmente valide.
Anche i guanti non mi hanno convinto. In acqua hanno disturbato la bracciata e una volta uscito dall’acqua erano pieni di acqua.
Nello swimrun si usano le palette e dunque si è trattato più che altro di un test di fattibilità.