Il 1 aprile 2015 si è tenuto l’evento Noovle Change the Game di cui ero parte del social media team.
Partiamo col dire che siamo andati nei trending topic di Twitter, ossia abbiamo generato decine di conversazioni in rete.
Obiettivo della giornata di lavoro era fare un ’invito al cambiamento culturale per un futuro digitale, nel quale le persone sono il motore dell’innovazione.
Cosa mi porto nello zaino da questa giornata? Tante cose ma una fra tutte spicca: la sensazione che il digital divide sia un problema reale e che sia più grande di quanto pensiamo.
Si tratta di una mia conclusione della quale sono fermamente convinto.
Da una parte abbiamo una classe dirigente e non che comprende il potenziale dell’innovazione e che cerca di cambiare i processi.
Dall’altra c’è l’altra Italia.
Quella fatta di luoghi comuni: i politici sono corrotti, le tasse sono elevate, lo Stato non fa nulla, le aziende si devono gestire come 30 anni fa.
Ed è proprio questa categorie di persone, anagraficamente variegata (dai figli del baby boom, passando per i coetanei nati a cavallo degli anni ’70 e 80′ fino alle generazioni più giovani) che resta lo zoccolo duro dell’Italia che non cambia e che rema contro.
L’italia che non vuole cambiare.
L’italia che anche se vuole, non sa cambiare.
Ho trovato particolarmente illuminanti gli interventi di tutti gli speaker.
Si è parlato di cloud computing e di banda larga.
Abbiamo però fatto anche un salto nel passato, scoprendo o ricordandoci che internet in italia è una realtà già dal 1994 e che lo scontro generazionale fra professori è sempre esistito.
Questo non è un bene, ovviamente.
Ho trovato molto stimolante quanto detto dal Prof. Giuliano Noci ordinario di Marketing al Politecnico di Milano e responsabile dell’Osservatorio sulla Multicanalità, del Laboratorio sulle Convergenze Mediali e dell’Osservatorio sull’eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano.
Il Prof. Noci ha sottolineato che il cambiamento è ostacolato dalle organizzazioni che non vogliono cambiare i propri processi di lavoro e le proprie modalità di business.
Aggiungo che una linea di condotta simile è il modo più lento ed efficace per soccombere.
Solo ignorando l’innovazione si verrà poi spazzati via da essa.
Quindi ben vengano gli incontri come questi in cui si mette ben in chiaro che il futuro è la collaborazione tra le persone, la creazione diffusa di contenuti e conoscenza, l’incremento di produttività e competitività.
L’unico dispiacere? Il fatto che durante l’incontro i partecipanti e gli speaker erano allineanti. Ma non ho visto l’uomo comune, quello che pensa che i social network sono il male, che le organizzazioni orizzontali non funzionano.
Ed è qui che mi sono sentito investito di una grande responsabilità come membro del social media team: diffondere conoscenza e stimoli.
Sapere che anche un solo dei tweet uscito dall’evento abbia potuto generare una sola piccola domanda è una grande soddisfazione.