La moda è scoperta e sperimentazione ma è anche ri-scoperta.
Specialmente l’abbigliamento maschile tende a reinterpretare i capi storici per poi reintrodurli, usando tessuti tecnici o di maggior qualità.
Il punto di riferimento è sempre stato l’abbigliamento militare: come con gli accessori, è la derivazione militare di un capo che garantisce i requisiti di praticità, funzionalità e resistenza.
Basti pensare agli anfibi, ai pantaloni cargo (quelli con le tasche laterali) e agli impermeabili.
Il mondo militare non è l’unico, c’è anche quello marinaro, fatto di prodotti resistenti alle intemperie e affidabili: il Peacoat e le cerate ne sono un esempio. Esistono infine capi di derivazione civile che vengono poi adottati dal mondo militare e che si cerca di reintrdurre nel mondo civile: fra questi il Tabarro è in pole position. Il tabarro è un mantello da uomo realizzato in panno spesso grosso e pesante.
Ha un solo punto di allacciatura, sotto il mento, chiudendosi con una estremità sopra la spalla.
La prima versione era lunga, arrivava fino al polpaccio. Subito dopo venne realizzata la versione corta per andare a cavallo e in bicicletta.
Pur avendo origini antichissime, il progenitore del tabarro era la toga dei patrizi romani. Il capo tornò di moda due secoli fa perchè riscoperto dai dandy.
Oggi una azienda veneziana, il tabarrificio veneto, ha deciso di lanciarlo proponendolo come alternativa al cappotto.
Insieme al tabarro anche alcuni accessori, fra questi la borsa del pellegrino.
Si tratta di una borsa tipica dei viaggiatori e dei pellegrini, ricavata dai ritagli dei tabarri.
Fra i numerosi modelli a disposizione vi segnalo il mio preferito: 15-18.
Si tratta di un modello corto, usato dal Regio Esercito Italiano dalla fine dell’ Ottocento fino al 1918 di colore grigioverde.
Normalmente il tabarro era di colore scuro ma durante la guerra per necessità mimetiche venne appunto realizzato con un colore più adatto al terreno di scontro.
In Italia è piuttosto difficile vedere dei tabarri, io stesso ne parlo senza mai averne provato uno ma il suo valore storico lo rende un capo che meriterebbe di essere valorizzato e promosso, a partire dai negozi nel centro delle nostre città.