Path è stato lanciato poco più di un anno fa. Ma ammetto di non averne mai sentito parlare prima di una settimana fa.
La sua funzione principale mi sa di “già visto”: estendere le azioni quotidiane della tua vita con amici e familiari sfruttando la voglia di condivisione e di protagonismo di molte persone.
L’applicazione è disponibile per iPhone e Android, la sua grafica e la sua interfaccia sono gradevoli e pur avendo concorrenti mooolto grandi e blasonati come Facebook o Instagram, la gente dimostra di apprezzare l’app tanto è che gli utenti che la usano sono in continua crescita.
Da una rapida ricerca sul web sembra che proprio l’interfaccia, unita alla velocità, rendano questa applicazione così piacevole da utilizzare.
Altro tema che rende Path così apprezzato è la possibilità di condividere il tuo stream con poche persone evitando le possibili contaminazioni esterne tipiche di Facebook prima maniera. E forse è questo il suo segreto: Path è un micronetwork, non è pensato per avere troppi contatti.
L’app è stata già oggetto di attenzioni da parte di Google e Facebook che, sembrerebbe, abbiano già fatto delle proposte di acquisto – invitanti- ma senza successo. Per ora almeno…
La sensazione però è che ancora una volta il fattore disabilitante non sia dato dalla tecnologia quanto dalle persone. La tendenza infatti è quella di fare “volume” invitando e seguendo quante più persone possibili invece di fare una attenta selezione puntando semmai alla creazione di una cerchia limitata di amici e contatti alternativo a Facebook. Teniamolo bene in mente: Path è un micronetwork, non è una rete di interesse generale come Twitter o un social network come Facebook.